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gli errori concettuali

Gli errori concettuali





Non è solamente interessante definire e calcolare l'errore compiuto nelle misurazioni (capacità di "risoluzione" della misura), ma è anche soprattutto interessante considerare l' errore concettuale delle misure compiute con gli strumenti stessi che usiamo.
L'osservazione e la misura degli eventi contiene sempre, oltre all'errore dovuto alla maggiore o minore capacità di risoluzione dello strumento (errore di funzione), anche un errore concettuale (errore di struttura) in dipendenza dei concetti applicati nella progettazione della macchina stessa.

Penso si possa tranquillamente enunciare il principio secondo cui:
"Le macchine compiono esattamente quegli errori concettuali per la riproduzione dei quali l'Uomo le ha progettate".

Pensa a quando scatti una fotografia lungo l'asse stradale di una autostrada rettilinea; nella foto vedrai esattamente riprodotta la verità del tuo occhio e non la verità esterna; questo perché hai progettato la macchina fotografica ad immagine e somiglianza del tuo occhio stesso.
Cioè vedrai le linee dei due bordi stradali convergere in un punto; ma tu sai già che quella che ti fa vedere la macchina non è la verità oggettiva della situazione del manto stradale (i cui bordi non sono inclinati verso la mezzeria della strada), o per lo meno non è la stessa verità che si presenterebbe all'osservatore, se questo si ponesse nelle immediate vicinanze del supposto punto di convergenza!

Questa è una delle dimostrazioni del fatto che, anche costruendo  macchine in grado di estendere potentemente le proprie facoltà, l'Uomo non è riuscito a correggere del tutto i propri errori concettuali ed è ancora limitato nella possibilità di conoscere la realtà esterna che non cade direttamente nelle prossimità del suo corpo fisico.
Ci sono deformazioni della realtà causate dal nostro sistema cognitivo a cui siamo talmente abituati da non badare più ad essi nella nostra vita quotidiana e scontiamo pacificamente, senza neppure più pensarci sopra, che le cose non stiano nella realtà concreta così come i nostri sensi ce le fanno percepire.
Il pilota d'aeroplano che si avvicina alla pista in fase di atterraggio, ad esempio, non pensa neppure per un istante che la pista che vede sotto di sé si restringa realmente man mano che l'aeromobile la percorrerà e, senza neppure ragionarci sopra vi atterra, sicuro di interpretare nel modo "reale" la deformazione visiva che invece gli da l'illusione che la pista si restringa...

Questo è un vincolo che la natura ha posto alle facoltà percettive dell'Uomo; é un vincolo che lo costringe a percepire correttamente quella realtà esterna che cade sotto i propri sensi esclusivamente nelle immediate vicinanze del suo corpo fisico.
Ci mancano quindi le facoltà cognitive per percepire e conoscere la realtà che esorbita dal campo di applicazione delle percezioni dei nostri sensi e quindi le macchine e gli strumenti che l'Uomo costruisce come estensioni di dette facoltà al fine di amplificarle non correggono gli errori concettuali che in esse sono insite ma li riportano proporzionalmente anch'essi.
Ad esempio gli scienziati che studiano la fisica delle particelle,  riferiscono che la precisione di rilevamento dell'attività di un ciclosincrotrone da parte di un computer, è di un evento ogni sette miliardi...
Ed i restanti eventi che sfuggono alla nostra rilevazione, saranno tutti uguali a quelli rilevati?
Come possiamo fidarci di aver capito il fenomeno, se non siamo in grado di seguire con precisione e con continuità il susseguirsi di tutti gli eventi collegati alla dinamica di quello specifico fenomeno?

Inoltre, come nel caso delle macchina fotografica, il ciclosincrotrone probabilmente ci descriverà solamente quello che noi siamo già in grado di concepire concettualmente e per la cui rappresentazione l'abbiamo specificamente progettato e costruito, in funzione dei nostri modelli concettuali già presenti nella nostra mente, a prescindere dal fatto che i fenomeni a cui lo applichiamo si possano descrivere veramente in modo compiuto con tali modelli, poiché detti fenomeni potrebbero anche di fatto esorbitare al di fuori dei limiti a cui le nostre facoltà sono vincolate e quindi sfuggire alla percezione ed alla rilevazione degli strumenti e delle macchine da noi progettate.

Solamente se abbiamo la fortuna di riuscire ad accorgerci delle eventuali incongruenze nel funzionamento dei nostri modelli, possiamo immaginare l'esistenza di altri modelli che più compiutamente possono descrivere l'evento considerato.
E' forse quindi bene pensare che le nostre macchine, progettate per funzionare come estensioni dei nostri sensi e delle nostre facoltà, ci descrivono, amplificandola, una verità deformata da vincoli progettuali frutto del trasferimento dei limiti dei nostri sensi sulla struttura e sulla funzionalità della macchina stessa e non la verità oggettiva universale, indipendente dai limiti delle nostre facoltà sensoriali.

Rimane da pensare che l'Uomo percepisca solamente un Universo limitato, sottoinsieme dell'Universo illimitato; che percepisca ed esplori solamente quel particolare Universo in cui la sua fisiologia è in grado di esprimere la propria esistenza e su tali suoi limiti l'Uomo modelli concettualmente anche le macchine che riesce a concepire e di cui si serve per la misura e l'esplorazione del suo particolare Universo.
E' per questo motivo, per ridurre il più possibile nell'utilizzazione dei modelli e delle unità di misura gli errori concettuali che potrebbero derivare dalla mancanza della comparazione diretta fra entità da misurare e campione di unità di misura adottato per la misura stessa, che ho proposto il "continuum delle accelerazioni" ed indicato la velocità della luce "c" come campione di unità di misura delle velocità.


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