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da dove veniamo


Ipotesi basata sulla logica di eventi possibili, ma ancora non dimostrabili





Non ci sono risposte razionali esaustive del problema; quelle religioni che propongono la sua soluzione in modo demiurgico ponendo, a monte di esso, l’esistenza di un Dio creatore ma non creato, richiedono rigorosamente una fede incondizionata e non servono a placare la sete di conoscenza, insita in ogni Uomo, che sta all’origine del problema esistenziale.
Queste religioni, dal momento che sono basate sulla fede e non sulla ragione, sono ben lungi dal dare una risposta comprensibile al problema esistenziale, limitandosi a tagliare corto nel processo causale a ritroso della ricerca delle nostre origini, processo che accettano di percorrere solo fino ad un certo punto, secondo quanto tramandato nei sacri testi alla base di ciascuna religione.
Queste religioni di fatto accettano, da un certo punto del processo in poi, l’abiura alla ragione e la rinuncia a continuare il percorso a ritroso delle proprie origini, nel momento in cui rinunciano a rispondere e lasciano irrisolta quella cruciale domanda che si pone sempre nello stesso modo: "E chi ha creato Dio?".
Questa domanda è sempre stata senza risposta!
La soluzione demiurgica non è quindi una soluzione comprensibile e non placa l’eventuale desiderio di comprendere le nostre origini.
Pur ammettendo quest’incapacità, intrinseca all’Uomo, a risolvere il problema esistenziale in assoluto ed una volta per tutte, pur mantenendomi aperto ad ogni soluzione quando essa possa essere compresa anche razionalmente, non ricorrerei ad una soluzione di tipo demiurgica e fideistica, ma proporrei un orientamento razionale diverso verso cui dirigere la propria mente, un equilibrio fra ciò che è razionalmente comprensibile nel merito della nostra esistenza e ciò che, pur non essendo comprensibile, costituisce comunque un dato di fatto innegabile e di cui è necessario prendere atto.
In questo senso mi pare preferibile non orientare la mente verso un percorso causale a ritroso nella ricerca delle nostre origini, dal momento che noi non possiamo minimamente influire retroattivamente in merito agli eventi già avvenuti e per questo motivo incontrovertibili, ma semmai dovremmo meglio preoccuparci di dove stiamo andando, della nostra sorte futura e della salvezza finale dell’umanità più in generale…!
A questo proposito a me pare che una delle poche indiscutibili certezze che l'Uomo possa ragionevolmente avere, forse a lungo termine ma forse anche in temi più ravvicinati, sia che se l'Umanità non vuole scomparire in un futuro più o meno lontano, al più tardi quando il nostro sole si spegnerà, dovrà essere in grado di migrare dal pianeta terra, verso un altro pianeta che possa ospitare una forma di vita compatibile con la fisiologia e la biologia umana.
Si potrà forse anche discutere a lungo sul “come” e “quando”  l'Uomo sia comparso sulla terra e su di essa si sia evoluto (od involuto), ma mi pare indiscutibile ed indubitabile che l'Umanità tutta intera perirà sicuramente e con certezza, se non avrà saputo sviluppare il know-how e la tecnologia necessaria a farla migrare dal pianeta terra, entro la data in cui questo pianeta cesserà di esistere, vuoi per la morte naturale del sistema solare con lo spegnimento spontaneo del sole, vuoi per premorienza in tempi più ravvicinati, dovuta ad altri fenomeni naturali, come ad esempio un impatto con corpi celesti di dimensioni rilevanti in relazione alle dimensioni del pianeta terra.
In questo senso mi sento quindi di esprimere la ragionevole certezza che sicuramente l'umanità si potrà salvare e potrà sopravvivere a se stessa solamente migrando, attraverso un volo spaziale interstellare, sopra un altro pianeta al di fuori di questo sistema solare ed in grado di ospitare una forma di vita compatibile con la fisiologia e la biologia umana!
Mi pare che questa ragionevole ed indiscutibile certezza dovrebbe dare senso e valore allo sforzo costante di progresso scientifico e tecnologico che l’Uomo quotidianamente compie per approfondire sempre più la propria conoscenza della realtà in cui è immerso, che lo circonda e con cui interagisce.
Suggerirei quindi di orientare la nostra mente verso il nostro futuro piuttosto che verso il nostro passato; mi pare superflua la pretesa di voler a tutti i costi spiegare le nostre origini, dal momento che dovrebbe essere fuori di dubbio che l'Uomo, nascendo e morendo a prescindere dalla sua volontà, non è in ogni caso artefice di se stesso e della realtà che lo circonda né può influire retroattivamente sul proprio destino.
Su questo fatto penso che da un punto di vista razionale non ci possano essere dubbi, sia nel caso l'Uomo si sia trovato a vivere sulla Terra casualmente sotto le forme di una vita biologica più elementare di quella attuale e si sia poi evoluto da quelle forme di vita inferiori fino all’attuale biologia e fisiologia (evoluzionismo darwiniano), sia nel caso l'Uomo sia invece comparso sul pianeta terra già formato come essere intelligente, risultato di una migrazione da altre parti dell’Universo e dotato fin dall'inizio di un proprio bagaglio di conoscenza, proveniente da una sua condizione di vita precedente su un altro pianeta.
In quest’ultimo caso il mitico Adamo comparso sulla terra già in nella forma definita e compiuta di essere umano, può forse anche rappresentare l'ipotesi della comparsa dell'Uomo sul pianeta terra quale risultato della migrazione sul nostro pianeta di una forma di vita intelligente proveniente da altri mondi dell’Universo.
A me pare che le religioni abramitiche, pur non esprimendosi in tal senso chiaramente, traggano comunque ispirazione dall'ipotesi extra-terrestre simbolicamente raffigurata da una vita intelligente trascendente e prescindente l’esistenza del pianeta terra (un essere preesistente, non appartenente al mondo fisico e quindi un essere "extra-terrestre").
Questa concezione si sviluppa secondo una progressione di tipo "Top=>Down", in quanto ipotizza la derivazione di uno stato di vita inferiore da parte dell'Uomo rispetto alla vita divina originaria e successivamente una ulteriore caduta del livello di vita iniziale dell'Uomo sulla terra. Nel nel caso si ipotizzi la migrazione extraterrestre questa caduta potrebbe probabilmente essere dovuta ad insormontate difficoltà ad ambientarsi nella natura del pianeta terra da parte degli esseri extraterrestri, adattamento che sarebbe quindi avvenuto con brusche e traumatiche modificazioni della capacità di sussistenza in vita esistente nel primo momento in cui gli extraterrestri hanno iniziato ad abitare la terra.
Sarebbe quindi in questo caso perfettamente logico che man mano che si cercano delle testimonianze di vita mediante un processo a ritroso nel tempo e nella tradizione lasciata dagli uomini vissuti nei tempi antichi, si trovi traccia che quegli uomini del passato avessero piena contezza dell’esistenza di forme di vita soprannaturali ed extra-terrestri (identificate nel divino) e questa familiarità rimanga ben presente, rilevante ed intatta anche quando si risale alle testimonianze più antiche avvicinandosi ai tempi più prossimi al supposto momento della caduta, in quanto fin d'allora era ben forte e chiaro il ricordo del superiore stato di vita posseduto e perduto e le tracce di questo ricordo si sono tramandate fino ai nostri giorni.
Come spiegare diversamente l’ancestrale ed universale riconoscimento in ogni più recondita regione della terra dell’esistenza del divino (cioè dell’essere superiore ed extra-terrestre) tramandato quasi all'unisono da tutte le civiltà più antiche, oppure ad esempio la superba manifestazione di know-how scientifico degli ingegneri egizi e l’insistente coincidenza nell’antichità della veste regale con quella sacerdotale e, molto spesso, anche con quella divina, se non quale rappresentazione del ricordo di una forma di vita superiore da cui l’Uomo proviene, espressa dal concetto del divino, così diffuso e così pacificamente accettato già fin nella più remota antichità?
Per varie ragioni, probabilmente legate all’estreme difficoltà, fors’anche di tipo biologico, di adattamento alla vita sul nostro pianeta da parte dell'Uomo comparso sulla terra proveniente da altri pianeti, questi ha forse perduto, via via con il passare del tempo durante la sua quotidiana lotta per la sopravvivenza in un mondo non completamente adatto al mantenimento delle sue originarie prerogative di vita, molto del know-how iniziale e specialmente moltissimo della sua applicazione concreta, non perdendo però altrettanto velocemente la memoria storica di detto know-how, la cui rimembranza si affaccia spesso sotto la forma del mito e della rappresentazione della divinità con sembianze umane.
Il simbolismo d’Adamo e del paradiso terrestre potrebbe anche rappresentare l'avvento di esseri extra-terrestri sul pianeta terra, che potrebbe essere stato inizialmente popolato da individui con un elevatissimo know-how delle leggi che regolano la vita dell'universo; questi individui potrebbero essersi installati sul pianeta terra dapprima in un ambiente terrestre appositamente scelto come quello che poteva meglio ospitare inizialmente la loro forma di vita (il paradiso terrestre) e fors'anche mantenuto protetto in modo artificiale dal resto del pianeta.
Tale condizione, che in questa'ipotesi era compatibile con le condizioni di vita preesistenti degli umani di origine extra-terrestre, non riuscì evidentemente a mantenersi stabile nel tempo, a causa forse di scelte errate da parte di taluni umani appartenenti alla prima ristretta comunità iniziale (peccato originale?), che determinarono la famosa caduta di Adamo ed Eva con la perdita improvvisa degli elementi essenziali di utilizzazione ed applicazione del know-how posseduto e quindi anche il territorio potrebbe essere diventato in questo caso più ostile (fuoriuscita dal paradiso terrestre?).
Se così fosse avvenuto, da quel momento l'Uomo, sempre meno extraterrestre e sempre più terrestre, non riuscì più a riconquistare le posizioni perdute ed iniziò lentamente ed inesorabilmente a subire le condizioni di vita imposte dall’ambiente terrestre.
Si potrebbe spiegare così il fatto di constatare fra le società antiche una conoscenza delle leggi naturali e cosmiche oggi impensabili senza l'ausilio delle nostre moderne tecnologie.
Insita in questa rappresentazione extraterrestre dell'origine dell'Uomo sulla terra, mi pare anche l'esistenza di uno spirito arcaico di sottomissione all'autorità degli avi; questa condizione mi pare del tutto naturale nel caso dell'ipotesi extra-terrestre, necessitando l'Uomo, ora come già evidentemente allora, di ampie e prolungate cure parentali e di gruppo, che rendono l'organizzazione gerarchica praticamente una condizione imperativa, in quanto essa è il più efficiente modello per la trasmissione del know-how dalle vecchie alle nuove generazioni, secondo il percorso iniziatico tipico del Top=>Down.
In origine, probabilmente, la sottomissione gerarchica non era neppure sentita come un peso, in quanto è ipotizzabile che nel caso di esseri provenienti da altri mondi e successivamente divenuti terrestri per graduale familiarizzazione con l'ambiente esterno, fosse fortemente sviluppato uno spirito di corpo elevatissimo, per ovvie esigenze di sopravvivenza, la quale poteva essere garantita solamente da una compatta, ordinata ed efficiente organizzazione gerarchica, secondo il livello di know-how di ciascun individuo, della sua capacità di impiegarlo e di trasmetterlo.

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